Plagio nei report di peer review. Solo la punta dell'iceberg

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In un articolo pubblicato su Scientometrics apparso a fine febbraio un gruppo di ricerca riporta gli esiti di una analisi fatta su riviste che pubblicano i report di peer review e da cui emergono alcuni elementi comuni, frasi identiche ripetute per riviste molto diverse e argomenti molto diversi. La stessa identica frase è stata trovata ripetuta in 50 report di peer review in 19 riviste scientifiche. La caratteristica di questi report era di essere:”insensati, vaghi e non correlati al manoscritto vero e proprio.”

Il motivo di questo illecito ancora poco studiato, e anche poco evidente visto che solo raramente i report di peer review sono disponibili e accessibili, pare essere o la mancanza di tempo o anche la scarsa competenza linguistica nell’uso dell’inglese. La pratica di riprodurre pezzi di revisione in report di peer review diversi sembra legata da una parte alle review mills, dall’altra anche alla compiacenza di alcuni editors.

L’articolo ha avuto un lungo commento di Dorothy Bishop (che da anni si occupa di frode scientifica) su pubpeer “Some publishers put pressure on editors for quick turnaround of papers, while requiring a minimum number of peer reviews, and so this could be a response to that. But I think it may be more sinister, and that editors who accept these reviews may be people who are linked with papermills – even if these specific articles are not papermill products” e anche una menzione in un recentissimo commento su Nature .