Paper mills e Review mills

Paper mills e Review mills

Il significato originario di Paper mill, che rimanda all’industria della carta, ha assunto nell’editoria scientifica tutt’altra accezione, indicando una pratica predatoria purtroppo sempre più diffusa e portata avanti in maniera non legale da organizzazioni a scopo di lucro.

I papers mills consistono nella produzione sistematica di manoscritti fake, spesso plagiati o scritti con sistemi automatici, che vengono venduti a ricercatori che li propongono per la pubblicazione a riviste scientifiche spacciandoli come propri, allo scopo di raggiungere velocemente i requisiti minimi per gli avanzamenti di carriera. Altra attività che gestiscono è quella della compravendita della authorship per cui l’articolo potrebbe essere un articolo “vero”, ma la stringa autori viene gonfiata attraverso un mercato sulle diverse posizioni nella stringa.

Alcuni indizi che permettono di riconoscere i manoscritti fraudolenti consistono nella presenza di caratteristiche similari a livello di layout editoriale e nel riutilizzo degli stessi grafici, immagini o tabelle. Elisabeth Bik è una ricercatrice specializzata nell’individuare immagini duplicate nelle riviste; pubblica i risultati delle sue analisi quotidianamente su forum e social media, con il merito di aver portato sotto i riflettori un enorme problema che coinvolge i processi editoriali.

Il risultato è che è aumentato il numero di retraction da parte dei comitati scientifici e alcuni editori sono stati indotti a modificare le proprie policy, ad esempio dismettendo discipline più facilmente soggette al fenomeno dei paper mills, o hanno iniziato a chiedere agli autori i dati grezzi che hanno condotto ai risultati della ricerca. Alcune riviste poi hanno politiche ormai molto stringenti anche rispetto alla authorship per cui la stringa degli autori una volta sottomesso l’articolo non può più essere modificata

Un altro tipo di frode in ambito scientifico riguarda le Review mills, che consistono nella produzione su larga scala di revisioni scientifiche; si riconoscono perché riportano argomentazioni simili indipendentemente dall’argomento dei testi esaminati, e si contraddistinguono per la richiesta insistente di aggiungere riferimenti bibliografici di testi scritti dallo stesso revisore, con lo scopo di manipolare l’aumento delle citazioni (questa, da sola, non è una prassi sufficiente a classificare una revisione come fraudolenta). Oviedo Garcia, docente di business management e marketing all’Università di Siviglia, esamina regolarmente le open peer review  pubblicate da MDPI e riporta quotidianamente i risultati di queste analisi.  Non è però solo una caratteristica di MDPI.

L’industria di paper mills e review mills è prevalentemente localizzata in Asia meridionale, Cina, Russia e Iran.

Il fenomeno è destinato a crescere anche a causa della diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, che rendono molto più semplice la produzione su larga scala di paper e revisioni fraudolente. Dall’altro lato l’intelligenza artificiale potrebbe invece diventare un buon alleato nella lotta a queste prassi illecite, se usata come strumento per identificare materiale sospetto, anche se l’intervento umano resta fondamentale per formulare un giudizio ragionato su quanto la tecnologia ha segnalato.

Quello delle frodi accademiche rappresente un grave problema che va a compromettere l’integrità della ricerca e per questo va combattuto con tutti i mezzi a disposizione, a partire da una educazione dei giovani ricercatori sull’etica della ricerca, alla collaborazione tra editori in modo da evitare che un articolo intercettato e rifiutato da un editore possa essere accettato da un altro e, infine, ricorrendo alla tecnologia stessa.

COPE (Committee on Publication Ethics) sta predispondendo delle linee guida e sta creando una task force di editor dedicata a questo fenomeno.