La frode scientifica ha raggiunto ai giorni nostri dimensioni consistenti. Dorothy Bishop in un articolo sul Guardian ha definito la situazione appailing (agghiacciante). In un recente webinar promosso da ASAPbio, Dorothy Bishop stessa cerca di dare un quadro generale di una situazione davvero molto preoccupante.
La frode scientifica può assumere diversi aspetti: abbiamo quella perpetrata da singoli autori (ad esempio Diderik Stapel o Paolo Macchiarini), quella in cui i papermills producono ricerche plausibili (e sono le ricerche in cui ad esempio si è specializzata Elisabeth Bik) e quelle in cui i papermills producono ricerche senza senso (quelle frodi in cui si sono specializzati Cabanac e Labbé).
Ma se la frode scientifica è così diffusa vuol dire che lapeer review non funziona?
Per Bishop a volte la peer review non funziona anche se il lavoro dei revisori è stato fatto in buona fede. A volte i reviewer sono finti (cioè non sono persone reali), a volte, nei predatoru journal non viene fatta alcuna revisione, a volte gli editor sono complici di una peer review sommaria.
Nel video che vale davvero la pena di essere visto per avere un quadro completo sull’editoria scientifica oggi Bishop affronta tutte le diverse forme di frode: vendita di authorship in fake papers costruiti su un template preso da articoli reali e di buon livello in cui poi vengono modificati i dati (ad es. le sequenze genetiche), special issues in cui non viene fatta una peer review adeguata, i cosiddetti gobbledegook sandwich (testi privi di senso), in cui vengono usate le famose tortured phrases (P esteem invece che P-Value, Genuine up-sides invece che True positive, Uncooked records invece che Raw data…), hijacked journals, riviste fake che rubano letteralmente la identità di riviste accreditate, open peer review prive di senso che mostrano una lettura superficiale da parte dei revisori o i cui revisori sono persone inesistenti, editors che non leggono i lavori che accettano.
Editori come Wiley, MDPI, Springer ed Elsevier dichiarano di essere vittime dei papermills, ma risultano poco credibili dato gli enormi conflitti di interesse (aumento APC e numero pubblicazioni open access).
Ci sono alcune misure che possono essere messe in atto per rispondere a questa quantità allarmante di spazzatura.
L’open science offre alcune di queste misure: la preregistrazione del metodo, l’open access alle pubblicazioni, gli open data e l’open code sono strumenti che possono aiutare a comprendere quanto i risultati di una ricerca siano robusti. Anche a post publication peer review è uno strumento diventato importantissimo che ha permesso di rilevare moltissimi errori (che hanno portato a correzioni o retractions).
Ma certamente l’intervento principale deve essere fatto su criteri e modalità di valutazione che privilegiano (a tutti gli stadi delle carriere) i numeri (numero di citazioni numero di pubblicazioni), e quindi Bishop esorta a rimuovere gli incentivi per la quantità, così come alle istituzioni suggerisce di affrontare molto seriamente il problema della frode scientifica evitando di distogliere lo sguardo.