La risposta è sì secondo questo studio pubblicato su Arxiv e che analizza 1075 contratti archiviati in ESAC.
Attraverso una analisi quali quantitativa lo studio si propone di indagare se gli accordi trasformativi siano la strada giusta verso un mercato editoriale migliore e più equo e in che misura essi abbiano raggiunto l’obiettivo prefissato, cioè quello della trasformazione delle riviste da ibride a open access gold.
L’esito, già ampiamente annunciato dalla analisi fatta da JISC sugli accordi trasformativi condotti in Gran Bretagna, è tutt’altro che incoraggiante,
Our core result is that the academic side appears to be ‘trapped’ in TAs in the sense that TAs do not seem to be transitory but the ‘new normal’ in the publishing landscape.
e conferma quanto affermato un paio di anni fa dalla BOAI20
We advise against paying APCs at hybrid journals, as many universities and funders have long since decided […] Paying APCs at hybrid journals pays the journals to stay hybrid. It pays them to resist the conversion to full OA that many institutions intend and predict when they enter the agreements
Questo è infatti il risultato più evidente dopo una decina di anni di contratti trasformativi: si voleva la transizione delle riviste a un modello full open access e invece abbiamo rafforzato il modello ibrido.
Forse, e sulla base di evidenze empiriche, è giunto il momento
a) di chiamare le cose col loro nome: gli accordi trasformativi non sono affatto trasformativi ma confermano lo stato di fatto a costi elevati e non sostenibili in prospettiva
b) che enti finanziatori, istituzioni e anche ricercatori riflettano su modalità alternative di pubblicazione (a partire dal diamond open access, fino al modello Publish Review Curate)