Un'esperienza di revisione per MDPI

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Sul blog di Dorothy Bishop è apparso di recente un articolo in cui un revisore (René Aquarius) racconta la propria esperienza di revisione per una rivista (anzi, a dire il vero per più riviste) di MDPI.

Un primo elemento che emerge dal racconto riguarda i tempi molto compressi, sia nelle decisioni prese dall’editor che nelle risposte ai commenti (molti a dire il vero) dei revisori (o almeno di uno dei due, l’autore del post, che suggerisce di rifiutare l’articolo).

Le modifiche apportate dagli autori non soddisfano minimamente il nostro revisore che quindi suggerisce (di nuovo) di rigettare l’articolo (lo stesso suggerimento arriva da altri due revisori, mentre due ulteriori revisori suggeriscono di accettarlo, in un caso addirittura senza ulteriori modifiche), situazione questa che suggerirebbe una paticolare attenzione da parte dell’editor.

Un mese dopo, lo stesso revisore riceve l’invito a revisionare un lavoro sottomesso ad un’altra rivista di MDPI. Si tratta ahimé dello stesso articolo, tornato più o meno alla versione originaria (quella che aveva portato alla prima delle due rejection), in cui alcune delle parti più critiche (ad esempio la registrazione del protocollo solo nella fase finale della raccolta dei dati) erano state eliminate. Inoltre in maniera del tutto misteriosa era stato aggiunto alla stringa autori un autore ulteriore e non si faceva alcuna menzione di precedenti giri di revisione.

Una volta caito che si trattava dello stesso articolo di un mese prima il revisore rifiuta l’articolo il giorno stesso in cui ha accettato la revisione e spiegando le proprie motivazioni.

Il manoscritto viene rifiutato dall’editor in accordo con gli autori.

Un mese dopo lo stesso articolo, nella stessa forma che aveva portato  a molteplici rejections, è stato pubblicato su una terza rivista di MDPI.

Nel racconto del revisore emergono parecchi punti critici del processo di revisione:

la scarsa trasparenza delle riviste (tre in questo caso) che non danno (o non trasferiscono) alcuna informazione rispetto alle revisioni pregresse

l’inserimento in fase avanzata di revisione di un ulteriore autore (pratica assolutamente vietata anche perché non viene minimamente spiegata la motivazione)

la mancanza da parte degli editor di un controllo rispetto i round di revisione precedenti

la inaccuratezza di alcuni revisori che accettano un lavoro che presenta evidenti problemi senza alcun tipo di commento

Lato autori va segnalata la non considerazione delle molteplici critiche ricevute nei diversi giri di revisione, un atteggiamento che nella ricerca scientifica non è accettabile.

La domanda che viene a questo punto è per cosa paghiamo gli editori. Se i revisori non fanno il proprio lavoro (o quando lo fanno vengono censurati), se gli autori non considerano le critiche ricevute, se gli editor non discriminano, se manca la trasparenza delle informazioni nel passaggio da una rivista all’altra, qual è il valore aggiunto che porta un editore ad una ricerca?