Lucus a non lucendo: perché boicottare i contratti "trasformativi" (una lettera di AISA)

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Dopo la lettura del report di JISC che spostava fra 70 anni il termine della “trasformazione” dell’editoria ibrida in editoria open access, AISA aveva chiesto in una lettera aperta alla CRUI un po’ di trasparenza su efficacia ed efficienza dei contratti trasformativi (secondo il coordinatore di CARE ne abbiamo 50 in atto).

Nessuna risposta.

E’ dell’1 luglio un secondo comunicato di AISA in cui i contratti “trasformativi” vengono in realtà definiti come “conservativi” (il che ne sancisce il fallimento).

“il consorzio Crui-Care non ha risposto [alla lettera aperta di AISA] – cosa non sorprendente in un paese in cui i publisher combattono la pubblicità, i contratti “trasformativi” non trasformano e i dati non si danno. L’onere della giustificazione – pare naturale – non spetta a chi spende denaro altrui: spetta a chi ne chiede conto.”

Il comunicato riprende poi le riflessioni di Ulrich Dirnagl:

“L’esperienza tedesca, l’esperienza della sua stessa università, induce Ulrich Dirnagl a suggerire qualcosa che enti molto più poveri, quali quelli italiani, dovrebbero a maggior ragione prendere sul serio: non aderire ai contratti conservativi, rifiutandosi di continuare a pagare gli oligopolisti commerciali per l’accesso aperto, o, peggio, per l’accesso aperto ibrido. Ciò non impedirebbe agli autori che vogliono pubblicare ad accesso chiuso sulle riviste di questi ultimi di continuare a farlo, praticando, per l’accesso aperto, la via verde; nel frattempo le loro istituzioni spenderebbero i soldi di studenti e contribuenti per la ricerca e per i ricercatori, invece che per farli sorvegliare. Detto in tedesco suona semplice e chiaro: perché mai, in italiano, pare così difficile?”