Alcune esperienze europee ci dicono di no. Non sono più sostenibili. Il che richiede una riflessione approfondita su come procedere per il futuro.
Le università di York, Sheffield e Surrey sono uscite dal contratto trasformativo con Elsevier. Il motivo è la loro sostenibilità nel lungo termine.
Originally designed to help commercial publishers transition their business away from subscription models towards open access, they are now widely considered to have failed.
La Gran Bretagna ha fatto una analisi molto approfondita dei contratti trasformativi, i cui risultati molto eloquenti ci dicono che nulla si sta trasformando o si trasformerà nel medio lungo termine (se ne parla fra 70 anni, forse) e che soprattutto nulla si sta modificando nel comportamento degli autori, a cui manca totalmente la consapevolezza di chi sta pagando e quanto. Tutto ciò in una situazione in cui i “big five” publishers denunciano profitti altissimi, alcuni anche derivati dalla vendita dei dati degli autori alle aziende produttrici di sistemi di AI
These issues are only further compounded by a commercial publishing sector that has become increasingly extractive, particularly in its sale of academic work as training data for AI companies. In May 2024, Informa, the parent company of Taylor & Francis, received $10 million from Microsoft to access academic content for its AI assistant, Copilot; Wiley will receive $44m from AI rights deals, with no opt-out for authors.
Mentre in Gran Bretagna le università si interrogano su come procedere, e alcune recedono dai contratti, in Francia l’università di Lorraine (grazie ad Elena Giglia per la segnalazione) dal 2018 ha cominciato a disinvestire dai big deals e ha deciso di supportare iniziative no profit a sostegno della disseminazione della ricerca (non solo la propria ricerca, ma quella di tutti).
The University of Lorraine has chosen, since 2018, to financially support initiatives promoting the open dissemination of scientific publications. This support is made possible by redirecting part of the credits previously dedicated to subscriptions to commercial scientific journal packages.
Questi i criteri utilizzati per la selezione delle iniziative da supportare
- Open access to all scientific content and metadata (no moving barriers, no so-called hybrid journals);
- No payment by authors (refusal of APCs);
- Governance centered on scientific communities;
- Importance in the national and international scientific communication ecosystem;
- Link with the University of Lorraine (publishing authors, usage…).
Il numero delle iniziative finanziate è impressionante: Arxiv, EOSC, DOAJ, DOAB, HAL, OpenAlex, Open Citations, OLH, sono solo alcune delle infrastrutture sostenute da questa università, ma questa è la chiara dimostrazione di cosa si potrebbe fare con l’enorme quantità di fondi che vanno ogni anno ad editori for profit.
Il tema della sostenibilità, come più volte ricordato da queste pagine, non riguarda solo l’open access trasformativo, ma anche quello gold, che sembra riproporre lo stesso schema che nell’ultimo quarto del secolo scorso ha portato alla serials crisis: un aumento dei costi incontrollato e incontrollabile.
E infatti come si dimostra qui ( Springer Nature credits open access for financial growth ) i guadagni derivanti dall’open access sono stati elevatissimi per alcuni (a cui evidentemente devono corrispondere spese elevatissime per altri).
Ma quanto a lungo ancora saranno sostenibili?