L’articolo di David Mills, appena pubblicato esplora le connessioni tra l’espansione della ricerca accademica post-bellica, i nuovi modelli di pubblicazione commerciale, la gestione delle informazioni e la geopolitica della Guerra Fredda. L’ascesa di Pergamon e di Elsevier che hanno reso internazionali le pubblicazioni accademiche si intreccia con la pubblicazione del primo citation index che ha cambiato radicalmente il modo in cui la ricerca veniva misurata e valutata e di conseguenza anche i comportamenti dei ricercatori. Il mercato editoriale e quello dei dati si è sempre più concentrato nelle mani di pochi operatori commerciali. L’open access che avrebbe potuto rappresentare una formidabile occasione di democratizzazione del sapere ha in realtà accentuato le disuguaglianze: geografiche, economiche, linguistiche, culturali. Le iniziative diamond sembrano ora, insieme a infrastrutture aperte per la raccolta dei dati, rappresentare una possibile alternativa, ma nonostante tutte le critiche e le distorsioni, le citazioni continuano ancora oggi ad essere un criterio reputazionale forte. L’autore si interroga su cosa verrà dopo, concludendo che un dopo può esserci solo nella misura in cui ricercatori e istituzioni riconosceranno i limiti delle citazioni come misura del valore accademico.