In un bel post sul Leidenmadtrics (Assessment reform and publishing reform need to go hand in hand) Ludo Waltman stabilisce molto chiaramente come riforma della valutazione della ricerca e riforma dell’editoria scientifica debbando andare di pari passo e in qualche modo essere allineate.
Sappiamo bene come la firma di ARRA, la creazione dei Capitoli Nazionali di COARA, la produzione di action plans abbiano creato un movimento a favore di una valutazione più inclusiva, che valorizzi il multilinguismo e la multidimensionalità, qualitativa, trasparente e che consideri la ricerca nel merito e non sulla base del contenitore in cui viene pubblicata.
Questo movimento, che ha ottenuto ampia adesione a livello europeo e di stati membri, sembra in forte contrasto con i criteri che governano l’editoria scientifica e soprattutto le scelte editoriali dei ricercatori
It opposes the status quo in scientific publishing, which is strongly focused on publishing in prestigious high-impact journals that are supposed to publish only the highest quality and most important research. Publishing in such journals usually requires going through time-consuming non-transparent peer review processes. These journals typically also charge hefty fees for open access publishing.
E questo nonostante sia stato dimostrato

struggle to reach even average reliability
Se quindi abbiamo da un lato una riforma della valutazione che promuove la apertura, la trasparenza, la collaborazione e la replicabilità, dall’altra abbiamo una editoria scientifica opaca, dove sono (quasi esclusivamente) i valori bibliometrici a garantire il valore della propria attività scientifica.
Waltman sottolinea bene la situazione di schizofrenia in cui si trovano i ricercatori per cui da un lato è motivo di vanto e di prestigio e anche di riconoscimento il pubblicare nei cosiddetti top journals, perché questi garantirebbero la pubblicazione di ricerche solide, affidabili e di alto profilo, dall’altro però si sta dicendo che nelle procedure di valutazione (per ora non in Italia) verranno valutati nel merito e indipendentemente dalle sedi di pubblicazione.
Un esempio di questa schizofrenia è la sottoscrizione di COARA da parte di Anvur da un lato e il non riconoscimento di Open research Europe (che adotta il modello publish review curate) come rivista scientifica per le aree HSS dall’altro.
Un secondo esempio è la non considerazione di eLife e del nuovo modello publish review curate da parte di Clarivate.
La situazione risulta molto confusa, perché se da un lato è chiara la necessità di cambiamento in un sistema che negli ultimi anni ha presentato molti problemi, dall’altro è necessario avere indicazioni chiare su come procedere, per cui non basta mettere da parte gli indicatori bibliometrici, è necessario fornire informazioni univoche ai ricercatori e alle comunità scientifiche anche attraverso una armonizzazione di pratiche di valutazione e pratiche editoriali.