In un recente post sul blog della LSE, Panagiotis Kavouras affronta il tema dello scetticismo organizzato e del suo rapporto con una scienza affidabile.
se da un lato è chiaro che
no scientific assertion should go untested or unchallenged by a scientist’s peers and colleagues
quanto affermato risulta un’impresa impossibile in un’ epoca di iperproduttività che ha visto infatti solo lo scorso anno più di 10.000 retractions, tutti lavori sottoposti a peer review e utilizzati dai colleghi come affidabili.
Da questo spaccato non si deve trarre un giudizio di inattendibilità della scienza, ma neppure di cieca fiducia. L’invito dell’autore è quello di affidarsi ai risultati della ricerca una volta fatte le opportune verifiche e dunque una volta praticato lo scetticismo organizzato.
Per fare ciò è fondamentale non focalizzarsi solo sulle pubblicazioni, ma sull’Intero processo di generazione di una ricerca.
L’open science, secondo l’autore, può offrire strumenti formidabili per questo fine. La preregistrazione, la condivisione di dati codice e software, la pubblicazione dei report di peer review (open peer review) sono pratiche che permettono di rendere trasparente il processo di generazione di un risultato di ricerca.
L’ invito esplicito è quello di abbandonare una cultura che premia esclusivamente le pubblicazioni scientifiche (spesso solo il loro numero), a favore di un approccio che riconosca e ricompensi pratiche di ricerca responsabili e trasparenti.