Come si cambia un sistema che non funziona?

By in , ,

Più volte abbiamo affronato in queste pagine il tema dello stato stato della comunicazione scientifica.

Si è parlato di pressione per pubblicare e dei suoi effetti, di retractions, di review mills, di paper mills. Si è parlato dei guadagni stratosferici e spesso immotivati dei grandi gruppi editoriali, di comportamenti adattivi e di science sleuths. Ma se il sistema della comunicazione scientifica è in crisi lo si deve cambiare? E come è possibile farlo? E chi deve farlo?

In un contributo piuttosto radicale dal titolo Ending support for legacy academic publishing, Dan Goodman (Imperial College) racconta la sua volontà di non essere più parte di un sistema che ritiene non utile alla scienza. In pratica questo significa uscire dagli editorial board di riviste commerciali (compreso il progetto eLife che pure ha dato un grosso contributo all’evoluzione del sistema della comunicazione scientifica) e rifiutare di fare peer review ex ante per queste riviste.

Le alternative, dice Goodman, ormai ci sono e sono disponibili a tutti. I server di preprint possono benissimo svolgere la funzione di disseminazione dei contenuti. La peer review ex ante non funziona per moltissimi motivi (eccessivo carico che porta a revisioni superficiali, uso di escamotage come i review mills, il fatto che due revisori possono dare spesso un contributo troppo limitato). Ci sono molte iniziative che supportano la post-peer review.

I am sad to be leaving @eLife as an editor because it’s doing great work to improve the system, but it required me to make editorial judgements I don’t believe we should be making.

Nella sua critica al sistema l’autore dichiara di non voler più collaborare come revisore o editor con le riviste tradizionali, ma ammette che continuerà a sottomettere lavori ai legacy publishers per non danneggiare i propri colleghi più giovani che hanno bisogno di questi titoli per la loro carriera.

In conclusione:

Reviewing and editorial work is sometimes considered a part of academic “service” work, but I have come to believe that it does not serve the scientific community well to maintain institutions that hold us back from changing to a better system, but rather to oppose them.[…]For myself, I believe that I can be of greater service to the scientific community by building a viable alternative to the current system. I hope that you will join me.

Da quando Goodman ha scritto questo post sono passati due anni e il sistema è solo peggiorato. Sarebbe sostenibile la sua proposta?