Perché riviste scientifiche accreditate, che sul loro sito annunciano severi principi di integrità scientifica fanno così fatica ad accettare che un lavoro che hanno pubblicato potrebbe essere sbagliato? o copiato? o duplicato? o che i dati potrebbero essere stati ritoccati? La lunghezza estrema dei processi di correzione della scienza è connaturata ai processi stessi o trova seri ostacoli negli editori e negli autori?
Abbiamo visto che una ricerca può contenere errori casuali o intenzionali, e che capita che la peer review, ancorché condotta con tutta la cura possibile, non è sufficiente a garantire che attendibilità di un lavoro.
In una intervista condotta da Undark troviamo il racconto di una ricercatrice che ancora studentessa nel 2020 leggendo alcuni articoli sulle api si accorge che nei diversi articoli esaminati i dati sembrano essere sempre gli stessi.
La ricercatrice che chiede l’aiuto della sua tutor e insieme trovano negli articoli una serie di elementi problematici. Le segnalazioni fatte su X trovano una risposta sprezzante dell’autore principale degli articoli che le accusa di aver fatto le loro analisi in maniera non professionale. Insieme studentessa (ormai diventata dottoranda e la sua tutor scrivono un articolo e nel maggio diqest’anno lo caricano siu Arxiv
We examine a series of articles on honeybee odometry and navigation published between 1996 and 2010, and find inconsistencies in results, duplicated figures, indications of data manipulation, and incorrect calculations. This suggests that redoing the experiments in question is warranted
L’articolo ora è pubblico, così come la revisione dei tanti articoli presi in considerazione, anche se per ora le due ricercatrici non hanno trovato/cercato una rivista che lo pubblichi. Forse non è neppure necessario.
L’episodio raccontato da Undark è un ulteriore tassello che si aggiunge alle perplessità sulla efficacia della peer review ex ante e sull’importanza di siti come PubPeer che permettono ai ricercatori di pubblicare analisi ex post, a dimostrazione che la scienza richiede uno sforzo collettivo a garanzia della attendibilità delle scoperte.