Research misconduct e amministrazioni universitarie

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Nelle indagini sulla research misconduct quanti sono i falsi positivi? e quanti sono i falsi negativi? Quanto pesano le indagini per segnalazioni di research misconduct sugli uffici preposti? e quanto indietro nel tempo è lecito (o utile, o possibile, o sensato) andare nella indagine sugli eventuali comportamenti frodatori di un ricercatore o di un gruppo di ricerca? Quali sono i costi in ore uomo per le istituzioni per rispondere a tutte le segnalazioni ricevute? e quali quelli in termini reputazionali per i ricercatori che poi si scoprono non colpevoli? Limitare l’arco temporale preso in considerazione o porre una asticella sui requisiti che devono avere le segnalazioni per poter essere prese seriamente potrebbe essere una soluzione o invece porterebbe a lasciare correre molti (troppi) falsi negativi? E’ un tema interessante per le istituzioni soprattutto in un’epoca in cui la difesa della research integrity è diventata importantissima per la credibilità della scienza.

Il blog di Dorothy Bishop, una dei science sleuths più attivi in questi ultimi anni, riporta una riflessione su un articolo in cui tre legali che si occupano di supportare le istituzioni nelle indagini sulla research misconduct e un responsabile dell’ufficio per la research integrity di un ospedale affrontano il tema della analisi delle accuse di research misconduct dal punto di vista delle amministrazioni delle università che in questo momento storico faticano a rispondere alle molte segnalazioni che giungono, direttamente o attraverso il sito PubPeer. Del processo di investigazione viene sottolineato il fatto che richiede molto tempo e molto lavoro e che quindi, non potendo rispondere in maniera indiscriminata a qualsiasi segnalazione, è necessario definire un livello a partire dal quale la segnalazione richiede l’avvio di una indagine.

Le proposte degli autori dell’articolo non sembrano soddisfare la Bishop: non considerare segnalazioni che riguardano pubblicazioni relativamente vecchie ad esempio, per cui è difficile recuperare i dati. L’argomento della Bishop è che difficilmente vengono segnalate pubblicazioni di molti anni fa se non c’è, oggi, una persistenza dei comportamenie frodatori, e che si va ad analizzare le pubblicazioni passate quando nelle pubblicazioni attuali si trovano tracce di research miscondact.

Inoltre mentre gli autori si concentrano sul danno reputazionale fatto a chi dopo accurata analisi viene discolpato, nulla viene detto rispetto ai falsi negativi, cioè rispetto a quei casi non segnalati o non presi in considerazione perché gli uffici preposti hanno definito regole specifiche che trascurano determinate segnalazioni.

huge amounts of research funding are wasted by others trying to build on noncredible research, and research syntheses are corrupted by the inclusion of unreliable or even fictitious findings

La conclusione della riflessione è che purtroppo in questo specifico momento la frode scientifica è molto diffusa perché è un comportamento che paga.

So, we have to deal with the problem that, currently, fraud pays. Indeed, it is so unlikely to be detected that, for someone with a desire to succeed uncoupled from ethical scruples, it is a more sensible strategy to make up data than to collect it. Research integrity officers may worry now that they are confronted with more accusations of misconduct than they can handle, but if institutions focus on raising the bar for misconduct investigations, rather than putting resources in to tackle the problem, it will only get worse.

Le istituzioni devono dunque affrontare il problema in maniera sistemica, destinando risorse e rendicontandolo al proprio interno, invece che cercare di aggirarlo. Un buon inizio potrebbe essere prendere atto dello stato dell’arte come suggerito dal Concordat to support research integrity e dalla documentazione messa a disposizione.