Retraction watch riporta l’esperienza dell’università di Cracovia che ha introdotto un ranking di riviste di filosofia basato su dati bibliometrici di Scopus (in particolare CiteScore) come criterio di valutazione per promuovere e premiare i propri ricercatori. Se si è pubblicato nelle cosiddette riviste prestigiose (secondo Scopus) si ottengono dei punti in più per le progressioni di carriera.
Gli autori del post su Retraction watch hanno analizzato i dati di Scopus per il soggetto philosophy e hanno trovato che nella short list di 10 titoli ordinati per CiteScore ne comparivano 3 dell’editore Addleton (in ordine di indicatore il 3. il 5. e il 6. della lista).
Una analisi più approfondita dei contenuti ha dimostrato che la maggior parte delle citazioni ad articoli delle 3 riviste (che sono la base per costruire l’indicatore utilizzato) provenivano da altre riviste dello stesso editore, e da MDPI e Frontiers. Una anaslisi sui contenuti degli articoli ha poi rivelato un ripetersi sospetto non solo dei medesimi tempalte, ma anche delle medesime frasi. Anche la analisi delle affiliation degli autori ha portato a individuare affiliazioni a laboratori e centri inesistenti e gli aknowledgement fanno riferimento a grant inventati. Anche gli indirizzi email degli autori risultano sospette e quelli contattati non hanno mai risposto.
Il quadro descritto è desolante. Che le prospettive di carriera di professori e ricercatori dipendano da indici costruiti in maniera fraudolenta e con tempi di autocorrezione lunghissimi rappresenta un problema che l’accademia dovrebbe affrontare con urgenza. Qui il problema è doppio: da un lato l’uso di indicatori bibliometrici legati al contenitore per valutare/promuovere le persone, dall’altro la fiducia in strumenti proprietari che non hanno evidentemente strumenti o motivazione sufficienti per fare uno screening delle riviste incluse.
Ad oggi 735 istituzioni (non solo europee) hanno firmato COARA impegnandosi a non utilizzare gli indicatori bibliometrici per la valutazione dei ricercatori effettuando una valutazione qualitativa dei contenuti dei lavori.
Una ulteriore riflessione potrebbe essere fatta sui contenuti delle banche dati bibliometriche che le istituzioni sottoscrivono a caro prezzo. Ricordiamo che la Sorbona non ha mai acquistato Scopus e ha chiuso il proprio contratto con Wos, preferendo utilizzare strumenti aperti. L’università di Milano ha sottoscritto la Barcelona Declaration, e dal 2023 utilizza solo strumenti aperti per la descrizione delle proprie attività di ricerca.
[…] numero di citazioni vengono anche costruiti ranking di riviste (di cui è stata dimostrata la inconsistenza) e in alcuni paesi i ricercatori che pubblicano in […]