Chi decide su quali sono i processi che conducono ad una pubblicazione di qualità? In un sistema che evidentemente in questo momento non funziona, c’è la possibilità di sviluppare nuovi modelli e di verificarne la efficacia e la solidità o questa sperimentazione viene interpretata come un atto di hybris e quindi deve essere punita?
E-life nel 2023 ha modificato il proprio workflow di validazione. Gli articoli scelti per essere rivisti non ricevono un giudizio di accept/reject, ma restano pubblicati con i report di revisione come preprint peer reviewed.
Solo gli articoli di chi decide di fare il passo successivo (cioè di rispondere a tutti i commenti dei revisori, introducendo gli opportuni correttivi) avvia la pubblicazione come version of record (e paga la APC quando tutte le modifiche richieste sono state implementate). A questo punto l’articolo è pubblicato come version of record (e indicizzato nelle banche dati).
Lo scopo è quello di aprire la scatola nera della peer review, rendendo più trasparenti i processi che conducono alla pubblicazione di un articolo.
Il nuovo modello è stato ovviamente monitorato attentamente anche chiedendo il parere della comunità scientifica attraverso la distribuzione di questionari di cui vengono riportati gli esiti e da cui si deduce un parere tendenzialmente favorevole da parte di chi ha sperimentato il nuovo modello.
Qualche giorno fa Clarivate ha deciso di sospendere temporaneamente la indicizzazione di Elife perché contravviene ad uno specifico punto delle proprie policy:
Coverage of journals/platforms in which publication is decoupled from validation by peer review
La vicenda è raccontata fra gli altri da Science magazine che sottolinea come la decisione di Clarivate non sia una decisione nel merito, ma rispetto al nuovo modello di pubblicazione.
Come se ci fosse uno standard deciso da un operatore commerciale e rispetto a questo standard non potessero essere accolti modelli diversi.
Ma le comunità scientifiche vogliono davvero dare a Clarivate il potere di decidere cosa va bene e cosa invece non va bene in questioni che riguardano la ricerca scientifica e la sua validazione o non dovrebbe invece essere il contrario? E cioè che le regole di indicizzazione vengono dalle pratiche delle diverse comunità? E’ accettabile, in un sistema così problematico come quello dell’editoria scientifica, mortificare i tentativi di innovazione e quelli volti ad una maggiore trasparenza e ignorare le evidenze che provengono dai ricercatori?
Così commenta Damian Pattinson Executive Director di Elife:
“…this feels like an attempt to define the rules of academic publishing, and I have a real concern that a large corporation such as Clarivate is doing that. It feels to me something that should be very much community-led“.
E non si può dargli torto.
[…] decisione presa da Clarivate su Elife più che una dimostrazione di forza sembra un riconoscimento di inadeguatezza di fronte ad […]
[…] vicenda della rivista eLife, messa on hold da Clarivate per il workflow inconsueto nel vaglio dei contenuti, considerato […]
[…] Le innovazioni nel sistema editoriale, stante lo stato attuale della editoria scientifica dovrebbero essere accolte con favore e non mortificate o punite. […]