Autori e citazioni all'epoca del publish or perish

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Un breve ma efficace articolo sul blog della LSE cerca di indagare cosa significhi citare all’epoca del publish or perish. Se un tempo l’autore faceva ricerca e poi pubblicava i risultati della propria ricerca, ora pubblica perché ci sia una evidenza della propria performance accademica misurata in termini di citazioni. Su questa evidenza ISI (e poi Clarivate) hanno costruito un monopolio arrogandosi il diritto di decidere quale sia un modello di pubblicazione accettabile e quale no.

Nel sistema del publish or perish se non sei citato hai un problema. E non importa se la citazione è pertinente o inapproriata, se sia irrilevante o critica. Vanno tutte ad alimentare un indice che già da molto tempo è stato messo in discussione, il JIF (the poor man’s indicator lo definiva Ton van Raan). Nel corso degli ultimi anni è stato dimostrato come le citazioni possano essere facilmente manipolate, attraverso la richiesta dell’editor di citare articoli apparsi sulla stessa rivista, attraverso network citazionali, attraverso autocitazioni (si pensi al rettore dell’Università di Salamanca ad esempio), ma senza andare tnto lontano si pensi a cosa è successo in Italia a partire dalla introduzione della Legge Gelmini.

Ci sono esempi ormai ultracitati di manipolazione delle citazioni, si pensi ad Ike Antkare (un ricercatore highly cited mai esistito), o a Larry the cat che ha un h index di 12. Si pensi a quegli studiosi che prestano per soldi il proprio nome alle università della Arabia Saudita, acquisendone la affiliazione per permettere la scalata dei ranking. Si pensi a tutti quei casi di guest o ghost authorship, per cui ci sono autori in grado di produrre un articolo ogni 37 ore.

Così le citazioni sono diventate merci di scambio e chi le controlla (i database bibliometrici) ha acquisito un potere incredibile (quello di listare e delistare secondo criteri autodefiniti).

In questo contesto

Papers are produced to be cited and reading need not extend beyond title, abstract and keywords.

Essere autore di un lavoro non significa più aver contribuito alla sua stesura, ma averci avuto in qualche modo a che fare (ad esempio essendo responsabile di un laboratorio). Essere autore permette di beneficiare delle citazioni che a questo punto diventano il fine ultimo del lavoro di ricerca.

In ciò il modello di pubblicazione in cui si paga per pubblicare non ha aiutato, aggiungendo all’opportunismo dei ricercatori l’opportunismo degli editori.

Charging the academic processing charges for open access and rapid citation makes publishing hundreds, even thousands, of papers in each journal issue irresistible to publishers. ‘Scholars’, then, pay to be published and look to papers that can be cited almost anywhere in support of almost anything for the greatest return. As authors, they resign themselves to a mediocrity that performance measures will acknowledge as scholarship.