Informazioni (metadati) sulla ricerca: la scienza aperta deve poter contare su informazioni aperte

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Quante volte negli articoli pubblicati da editori che prevedono un data statement come elemento costitutivo della scienza aperta capita di trovare un messaggio di impossibilità di condivisione dei dati perché proprietari e perché richiedono una licenza per poter essere condivisi e letti?

Quante analisi fatte sulla ricerca prodotta da una istituzione non permettono la condivisione dei dati grezzi perché provengono da database proprietari che non ammettono la condivisione pubblica?

Quanto spesso capita di dover prendere delle decisioni sulla base delle informazioni fornite da soggetti privati che non è possibile verificare? (si pensi ad esempio ai contratti consortili con gli editori di pubblicazioni scientifiche dove sono gli editori a dire alle istituzioni quanto pubblicano e quanto spendono).

Sulla base di informazioni sulla ricerca chiuse (e difficilmente verificabili) vengono definite politiche e strategie sulla ricerca ed esercizi di valutazione di ricercatori e istituzioni. Si è arrivati al paradosso per cui si monitora e analizza la scienza aperta sulla base di dati che non possono essere condivisi né verificati.

Le istituzioni sono utilizzatori e produttori di informazioni sulla ricerca. Per questo è nata la Barcelona declaration.

Abbiamo finito per valutare ricercatori e istituzioni sulla base di evidenze non
trasparenti. Stiamo monitorando e incentivando la scienza aperta utilizzando dati chiusi. Inoltre,
prendiamo abitualmente decisioni basate su informazioni pregiudiziali rispetto a lingue, regioni
geografiche e programmi di ricerca meno privilegiati. .
[Barcelona declaration. Traduzione italiana]

Ma quali sono queste infrastrutture accademiche aperte? Il 2 luglio presso la Statale di Milano si è tenuto un importante incontro a cui hanno partecipato 20 fra università ed enti di ricerca per un confronto sull’uso delle informazioni sulla ricerca aperte, con la presentazione di alcune importanti implementazioni.

L’università di Milano ha presentato una dashboard sulle collaborazioni di Dipartimenti e autori che utilizza i dati di Open Alex. L’università di Bologna ha presentato alcune implementazioni di Opencitations a supporto della valutazione della ricerca in un’epoca di Open science. Il CNR ha invece presentato il grafo di OPENAIRE e le possibilità di monitoraggio della ricerca.

L’incontro ha visto una vivace discussione rispetto alle implementazioni che possono essere realizzate utilizzando queste ed altre infrastrutture aperte, implementazioni scalabili soprattutto se chi ha già realizzato dei progetti mette in condivisione le competenze in modo da non dovere ricominciare ogni volta da capo. Su condivisione e collaborazione tutti i partecipanti hanno concordato e quindi si auspica che questa sia solo la prima di una serie di azioni in cui le istituzioni si riappropriano dei dati sulla ricerca che hanno prodotto e cominciano a prendere decisioni informate da dati accessibili, verificabili e replicabili.

Per far progredire la valutazione responsabile
della ricerca e la scienza aperta e per promuovere un processo decisionale imparziale e di alta qualità
è urgente rendere disponibili le informazioni sulla ricerca attraverso infrastrutture accademiche
aperte. L’apertura delle informazioni sulla ricerca deve essere la nuova norma
[Barcelona Declaration. Traduzione italiana]